di Alessandro Butticé
Come recentemente e pubblicamente ricordato dal Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani che è membro benemerito della Sezione di Bruxelles-Unione Europea dell’Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia -, “la Guardia di Finanza è uno dei rari esempi di sistema Italia a Bruxelles”. È un Corpo di Polizia a competenza globale, seppure altamente specializzato nella lotta alla criminalità economico-finanziaria, che molti Paesi, e non solo europei apprezzano e persino invidiano all’Italia. Un corpo di polizia – il cui status militare ne accentua il rigore, la lealtà istituzionale e l’efficacia della risposta operativa nella poliedricità dei compiti istituzionali che non ha timore di confronto neppure con organizzazioni del livello dell’FBI, che nella sua Accademia di Quantico, in Virginia, ha posto una statua in memoria di un grande Italiano che era un estimatore delle Fiamme Gialle, Giovanni Falcone, che proprio col supporto della Guardia di Finanza iniziò il suo nuovo modo di combattere il cancro mafioso: le indagini finanziarie e la lotta al contrabbando internazionale di sigarette. Altri grandi entusiasti ammiratori e sostenitori del Corpo, i diversi capi dei servizi antifrode dell’Unione Europea, il belga Emile Mennens, il Danese Per-Brix Knudsen, ed il primo Direttore generale dell’OLAF, il compianto Procuratore tedesco Franz-Herman Bruener, assieme alla Presidente della Commissione Controllo Bilancio del Parlamento Europeo, Ingeborg Graessler.
Mai però la Guardia di Finanza, nella sua storia pluricentenaria (iniziata nel 1774) ha riunito tanti e unanimi riconoscimenti pubblici come in questo periodo, sotto la guida di un Comandante Generale unanimemente apprezzato e stimato non solo dai vertici istituzionali nazionali e internazionali, ma anche, e soprattutto, amato dai suoi uomini: il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Toschi. La famiglia Toschi è presente nella Guardia di Finanza da quattro generazioni: il nonno e il padre, Generale di Corpo d›Armata, hanno raggiunto i gradi vertice del Corpo; e indossa oggi le fiamme, rigorosamente gialle, anche il figlio, pure lui ufficiale. Tre lauree (Giurisprudenza, Economia e Commercio e Scienze della sicurezza economico-finanziaria), il Generale Toschi, che è alla guida delle Fiamme Gialle dall’aprile del 2016, dopo esserne stato il Comandante in Seconda, ha avuto soprattutto il merito di serrare le fila e consolidare la compattezza dei suoi uomini e della proiezione internazionale del Corpo, iniziata nel 1990, con il distacco a Bruxelles del primo ufficiale in servizio presso la Commissione Europea. Proprio su questa proiezione internazionale della Guardia di Finanza, che ne ha fatto oggi anche uno strumento diplomatico del nostro Paese, abbiamo voluto intervistare il Generale Toschi.”
Generale Toschi, la Guardia di Finanza è stata recentemente definita dal presidente del parlamento Europeo come un “esempio del sistema Italia in Europa e nel mondo. A cosa è dovuto questo successo internazionale del Corpo?
“L’attestato di stima del Presidente Tajani mi lusinga molto. Ciò che viene maggiormente apprezzato della Guardia di Finanza a livello internazionale è il suo approccio trasversale a tutti i fenomeni criminali economico-finanziari: un modello organizzativo che consente di perseguire l’illegalità con metodo globale e investigazioni multisettoriali. In tal modo, attraverso una meticolosa analisi di rischio condotta anche grazie alle numerose banche dati nella disponibilità del Corpo e alla scelta del modulo ispettivo più appropriato (verifica fiscale, indagine di polizia giudiziaria, controllo antiriciclaggio, investigazione antimafia, ispezione in materia di spesa pubblica) è possibile perseguire costantemente l’obiettivo della qualità degli interventi, ormai indispensabile per l’effettivo rientro delle risorse nelle casse erariali. Ce ne dà atto anche l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode (OLAF). Non è raro infatti trovare negli alegati alle sue relazioni annuali sulla tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea, citazioni sulle metodologie investigative e sui risultati ottenuti dalla Guardia di Finanza.”
Come valuta il rapporto del Corpo con la Commissione europea, e in particolare con l’Ufficio Europeo per la Lotta Antifrode?
“Non potrebbe essere migliore. Non è un caso che una delle primissime sedi nelle quali furono inizialmente dislocati i nostri Esperti è stata proprio la Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione europea a Bruxelles, grazie alla quale è stato possibile promuovere dossier “di peso” e partecipare attivamente al Gruppo antifrode del Consiglio, presiedendone i lavori nel semestre di Presidenza italiana del 2014. Ma di esempi che attestano i floridi rapporti in essere tra il Corpo e le Istituzioni UE ne potrei fare tantissimi. Basti pensare al costruttivo dialogo assicurato dal Corpo con la Commissione “CONT” per il controllo dei bilanci e con la Commissione Speciale “TERR” sul contrasto al finanziamento terrorismo o, ancora, alla cooperazione con l’OLAF, Ufficio al quale la Guardia di Finanza fornisce anche in virtù di un Protocollo d’intesa siglato nel 2012 ogni possibile supporto per le attività istituzionali di inchiesta, prevenzione, formazione e informazione in materia di lotta alle frodi in danno del bilancio dell’Unione europea. Una collaborazione quella con l’OLAF che rappresenta anche la necessaria base giuridica di riferimento per tutti quei casi investigativi (relativi a fondi SIE, alla politica comune della pesca e alle spese dirette dell’Unione europea) rispetto ai quali non esiste uno strumento di cooperazione amministrativa tra gli Stati membri.”
Pochi altri paesi, in Europa e nel mondo, hanno un Corpo di polizia economico-finanziaria come la Guardia di Finanza. Come valuta la collaborazione che il Corpo riceve dai suoi organi collaterali? Non rischia, la Guardia di Finanza, di offrire più di quanto riceve dagli altri paesi, in tema di cooperazione internazionale?
“A prescindere da qualsiasi valutazione compensativa in termini di reciprocità, lasciamo che a parlare siano i risultati ottenuti dalla Guardia di Finanza a livello europeo, i quali, in gran parte, rappresentano il prodotto di attività condotte dal Corpo in stretta sinergia con Istituzioni e Agenzie dell’Unione, con le missioni diplomatiche nazionali e con le amministrazioni di polizia e fiscali dei Paesi membri dell’Unione europea e di tutto il mondo. Ciò che dev’essere chiaro è che i fenomeni transnazionali non possono essere affrontati dai singoli Stati, ma necessitano di un quadro giuridico e di un approccio investigativo in grado di superare le limitazioni spaziali e le mentalità particolaristiche, contrapponendo, alla globalizzazione del crimine economico-finanziario, una vera e propria “globalizzazione della legalità. Tale condivisione d’intenti, che pone sotto un’unica bandiera quella della legalità attori di diversa nazionalità, provenienza e cultura, costituisce il più forte strumento di cui la comunità internazionale dispone per combattere l’economia criminale globale.”
La Guardia di Finanza conta ormai una rete ben consolidata di suoi “ambasciatori” presso diverse sedi diplomatiche all’estero e istituzioni europee e internazionali. Qual è stato il valore aggiunto per l’Italia e il Corpo di questo impegno di risorse umane destinate fuori dalla Guardia di Finanza?
“La nostra Rete estera, formata da 17 Esperti – e che presto diverranno 19 – e da 2 Ufficiali di Collegamento, cura dal 2004 le relazioni e i rapporti con gli omologhi Organi di Polizia e con altri Enti o Autorità dei Paesi di riferimento, promuovendo una serie di iniziative che mirano a proteggere gli interessi economici e finanziari dell’Italia e dell’Unione europea.
Per raggiungere tale obiettivo, fondamentale si è rivelata l’empatia e la collaborazione tra il Corpo e il mondo della diplomazia nazionale. Lo stretto legame che, ormai da più di tre lustri, lega l’azione politico-diplomatica della Farnesina a quella della Guardia di Finanza, attraverso la Rete, costituisce un indissolubile caposaldo per garantire, nella dimensione internazionale, le libertà economiche dei cittadini, delle imprese e dei professionisti. Lo dimostrano le numerose operazioni, svolte in collaborazione con le Forze di Polizia e le Amministrazioni Finanziarie straniere, che hanno permesso di perseguire organizzazioni e fenomeno criminali, anche in territori esteri spesso impermeabili alle investigazioni, ottenendo provvedimenti di sequestro e confisca di enormi patrimoni illecitamente accumulati, dissimulati e occultati.”
Quali sono stati i principali risultati di servizio della Guardia di Finanza a tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea nell’ultimo anno?
“Nel comparto del contrasto alle frodi e alle irregolarità che ledono le uscite di bilancio dell’Unione europea, nel periodo compreso tra gennaio 2017 e giugno 2018, abbiamo eseguito oltre 1.700 interventi e segnalato alle Autorità competenti ipotesi di indebita richiesta e/o percezione di flussi di spesa per oltre 300 milioni di euro.
Oltre 1.700 sono le persone denunciate all’Autorità Giudiziaria (14 delle quali destinatarie di misure cautelari personali) mentre il valore dei beni sequestrati, anche nella forma “per equivalente”, ammonta a circa 50 milioni di euro. Tra le tante operazioni condotte dalle Fiamme Gialle sul territorio nazionale, ricordo quella del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce che ha portato all’individuazione di contributi pubblici per circa 2 milioni di euro, percepiti in modo fraudolento, a carico del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (F.E.S.R.) e del Fondo Sociale Europeo (F.S.E.). L’operazione di servizio si è conclusa con la denuncia all’Autorità giudiziaria di 40 persone – 11 colpite da provvedimenti cautelari personali –, il sequestro per equivalente di beni del valore della frode e con la segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti di 45 responsabili.
In materia di Politica Agricola Comune, merita una particolare menzione l’eccezionale risultato di servizio conseguito da un piccolo reparto della Sicilia nord-occidentale, la Tenenza di Nicosia. In questo caso si tratta di contributi a valere sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (F.E.A.S.R.) risultati illecitamente percepiti da un’associazione agricola: oltre 1 milione di euro di fondi pubblici ottenuti attraverso la falsa attestazione di requisiti in realtà non posseduti. È così scattata la denuncia nei confronti di 21 persone con sequestro di denaro, beni e altre utilità, fino alla concorrenza dell’ammontare dell’indebito. Sempre in materia di Politica Agricola Comune, le Fiamme Gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo hanno denunciato 8 persone per truffa aggravata, riciclaggio, falso in atto pubblico, malversazione, ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Dall’esame delle domande presentate per beneficiare di contributi tratti dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (F.E.A.S.R.), è emerso come i responsabili della frode avessero indotto la Regione Sicilia anche con la presentazione di falsa documentazione contabile ed extra contabile a concedere ed erogare parzialmente finanziamenti consistenti a fronte di lavori in realtà mai eseguiti. È pari a circa 5 milioni di euro il valore delle attività imprenditoriali, delle disponibilità finanziarie e dei beni aziendali sequestrati. Concludo con l’indagine svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bologna su alcuni progetti di ricerca e impiego di tecnologie nel settore dell’istruzione e della formazione, realizzati da società nazionali in collaborazione con altre aziende con sede in Belgio e finanziati con fondi a gestione non concorrente, erogati direttamente dalle Istituzioni centrali europee.
Le investigazioni, partite a seguito di segnalazione dell’OLAF, ha permesso di scoperchiare un meccanismo illecito incentrato sulla fittizia imputazione di costi relativi alle giornate lavorative prestate dai “ricercatori” di alcuni progetti e sulla rendicontazione di spese inesistenti finalizzato alla indebita apprensione di fondi europei per circa 3 milioni di euro.
Per la transnazionalità degli illeciti e la conseguente necessità di facilitare l’acquisizione di documenti e informazioni, è stata in questo caso anche creata una Squadra Investigativa Comune (S.I.C.) tra l’Autorità giudiziaria italiana e quella belga, con la partecipazione dell’OLAF e di EUROJUST. L’attività si è conclusa con la denuncia all’Autorità giudiziaria di 9 persone oltre che di due società ritenute responsabili di illecito amministrativo dipendente da reato. “
I vecchi Nuclei di polizia Tributaria della Guardia di Finanza sono stati da lei trasformati in Nuclei di Polizia Economico-finanziaria. Cosa significa nella pratica, al di là della definizione?
“La nuova denominazione attribuita ai Nuclei, pur non incidendo nei profili sostanziali e operativi, rappresenta l’epilogo del graduale processo di trasformazione della Guardia di Finanza che ha visto i compiti di polizia tributaria assorbiti in quelli più ampi di polizia economico-finanziaria, conferiti all’Istituzione dal vigente quadro normativo. Tale intervento, quindi, consente meglio di correlare le strutture alla missione assegnata al Corpo, un’Istituzione dalle marcate proiezioni investigative con precise responsabilità in tema di contrasto non solo delle violazioni fiscali connotate da maggiore pericolosità, ma anche delle diverse forme di illegalità economico-finanziaria.”
Quali sono le principali sfide che il Corpo dovrà affrontare nel prossimo decennio?
“Preventivare cosa ci possa riservare il futuro non è sicuramente impresa facile. Tutto al giorno d’oggi muta repentinamente. Anche le organizzazioni criminali si sono trasformate con gli anni, acquisendo connotazioni tipiche delle società multinazionali, sempre più avvezze all’uso delle nuove tecnologie e alla continua ricerca di “campi d’azione” inesplorati e possibilità di espansione, anche oltre confine. Per contrastare il crimine economico finanziario nella sua rinnovata configurazione, la Guardia di Finanza ha dovuto quindi fare altrettanto, perseguendo livelli di crescita professionale e di evoluzione organizzativa sempre più avanzati, indispensabili per fronteggiare attraverso azioni repressive ma, soprattutto, di prevenzione i tentativi di infiltrazione dell’illegalità nel tessuto sano dell’economia. La “forza” della nostra Istituzione risiede principalmente nella sua duttilità; un’attitudine, questa, che ha permesso al Corpo di muoversi con disinvoltura, padronanza e trasversalità in tutti i contesti operativi spesso eterogenei in cui nel tempo è stato chiamato a operare; a terra, in cielo e anche nelle nostre acque, come “polizia del mare. Di sfide ne abbiamo affrontate tante negli ultimi due secoli di vita. E i risultati ottenuti sono sempre stati lusinghieri. Un po’ non lo nego è merito anche dei passi in avanti fatti dai mezzi tecnologici, soprattutto in campo informatico: strumenti senza dubbio utili in termini di semplificazione del lavoro ma, di per sé, non sufficienti al raggiungimento degli obiettivi istituzionali. Resta infatti il fattore umano la nostra principale e indispensabile risorsa, che è tanto più prezioso quanto più è preparato e competente. Oggigiorno tutto, infatti, passa anche attraverso la formazione: dal rafforzamento della proiezione internazionale del Corpo (con le iniziative didattiche che la GdF ha avviato con omologhi organismi esteri o i corsi a favore di
appartenenti a Forze di Polizia straniere) sino alla costruzione del senso della comunità e dello Stato, cui la Guardia di Finanza, moderna polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale, deve e vuole contribuire. È questo il motivo per cui il Corpo investe molto sulla formazione delle sue donne e uomini che non si esaurisce sui banchi dell’Accademia, della Scuola Ispettori e Sovrintendenti e delle Scuole Allievi Finanzieri, ma prosegue ininterrotta per l’intero percorso lavorativo degli appartenenti al Corpo. Ben vengano quindi le sfide! Continueremo a fronteggiarle con determinazione, rigorosità e professionalità per il perseguimento dell’elevato scopo cui si ispira il nostro operare: assicurare la tutela della sicurezza economico-finanziaria del Paese. Sono i cittadini onesti e le imprese sane a chiedercelo. E la risposta, da parte nostra, non potrà essere che convinta e risoluta.”
Lei è figlio, nipote e padre di finanzieri da diverse generazioni. Cosa la rende più orgoglioso tra i diversi risultati delle Fiamme Gialle durante il suo mandato?
“Mi reputo un uomo davvero fortunato. Ho avuto, infatti, una grande, grandissima opportunità. Quella di “indossare”, almeno simbolicamente, le Fiamme Gialle sin da bambino, traendo insegnamento dagli esempi di mio nonno e di mio padre, per poi testare e immediatamente apprezzare le qualità e le professionalità del Corpo direttamente “sul campo”, nel corso di una lunga carriera, costellata di gratificazioni personali e professionali. Ma non solo. Ho avuto infatti un’ulteriore fortuna: quella di poter trasmettere a mio figlio anche lui oggi Ufficiale nella Guardia di Finanza i principi a me tramandati e le esperienze di una vita trascorsa nel Corpo. Non potrei quindi chiedere di più. Da appartenente a una famiglia di Finanzieri da generazioni una cosa mi appare assolutamente vivida. Il Corpo nel corso di tutti questi anni si è evoluto in termini di professionalità, operatività e di struttura organizzativa, sino a divenire la moderna polizia economico-finanziaria che è attualmente. Non poteva essere diversamente aggiungo io per un’Istituzione deputata a svolgere compiti sempre più complessi e delicati che richiedono, in primo luogo, l’alta qualificazione dei suoi uomini e delle sue donne e il costante rinnovamento dei mezzi a disposizione. Sono cambiati i compiti quindi, gli approcci investigativi affinati nel tempo grazie all’esperienza maturata negli oltre 2 secoli di vita della Guardia di Finanza -, le competenze e le professionalità, ma non l’attaccamento alle tradizioni e ai valori da cui il Corpo, ora come allora, continua a trarre proficua ispirazione. L’amore incondizionato per la Patria, il senso della responsabilità, il profondo spirito di sacrificio, sono infatti valori tutti rimasti immutati.
È questo, in conclusione, ciò che mi rende particolarmente fiero: l’essere a capo di un’Istituzione in costante evoluzione, sempre al passo con i tempi e, contemporaneamente, ben “agganciata” ai solidi (e intramontabili) valori del passato; orgoglio, poi, che cresce in me a dismisura quando le manifestazioni di apprezzamento provengono dalle persone comuni, segno tangibile del fatto che oggi, finalmente, i cittadini riescono ad apprezzare, in modo pieno, le peculiarità operative del Corpo, percependone la forte vocazione sociale, che è sottesa a ogni attività della Guardia di Finanza. Penso e come me anche ogni Fiamma Gialla che la fiducia e le aspettative della collettività non debbano mai essere disattese. È sicuramente una grossa responsabilità; che, però, giorno dopo giorno, ci porta a ritrovare nuova linfa vitale nel nostro lavoro e ci sprona, di conseguenza, a fare meglio e di più, affinché il cittadino possa avvertire concretamente quella sicurezza economico-finanziaria che la Guardia di Finanza è in grado di garantire.”