di Giorgio De Rossi
L’Italia, nell’ambito dell’Unione Europea, è il Paese con il più alto numero di parlamentari annoverando ben 951 membri tra Deputati (630) e Senatori (315) eletti, oltre a 6 Senatori a vita, di cui il Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ed altri cinque di nomina presidenziale: Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia, nominati da Giorgio Napolitano e Liliana Segre, nominata da Sergio Mattarella.
Nella tabella che segue abbiamo evidenziato i primi cinque Stati dell’U.E. che detengono il maggior numero di parlamentari.
Dopo l’Italia, troviamo al secondo posto la Francia (925) ed a seguire la Germania (778), la Spagna (616) e la Polonia (560). E’ interessante altresì notare che in Germania, nel Parlamento federale, il numero dei rappresentanti dei Lander nella Camera Alta, il Reichstag (69), è nettamente inferiore a quello dei membri del Bundestag (709). Ma il nostro primato negativo potrebbe completamente ribaltarsi qualora dovesse andare in porto la proposta di legge costituzionale che prevede una drastica riduzione del numero dei parlamentari, attraverso la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione, passando dagli attuali 630 a 400 Deputati e dagli attuali 315 a 200 Senatori.
Ovviamente l’Italia scenderebbe di diverse posizioni nella graduatoria degli Stati con il maggior numero dei rappresentanti parlamentari.
Ma la classifica si invertirebbe del tutto, con una drastica sterzata ad “u”, qualora si prendesse in considerazione, anziché il totale dei parlamentari, il parametro della rappresentanza, ossia il numero dei parlamentari per 100mila abitanti rapportato alla popolazione. Dalla tabella elaborata nel Dossier dell’ottobre 2018 curato dal Servizio Studi del Senato della Repubblica, emerge con evidenza come il nostro Paese andrebbe ad affiancare la Germania che vanta il primo posto nella classifica dei Paesi dell’U. E. con il minor numero di parlamentari in proporzione alla popolazione residente: infatti per entrambi i Paesi il coefficiente che esprime il numero dei parlamentari per ogni 100.000 abitanti è pari all’unità. Tornando al percorso sulla riduzione del numero dei parlamentari, l’11 luglio scorso l’Assemblea del Senato ha approvato, in seconda deliberazione ed a maggioranza assoluta, il disegno di legge costituzionale (A.S. 214515805B) recante “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, con il seguente esito: presenti 231, votanti 230, favorevoli 180, contrari 50 e nessun astenuto.In pari data il predetto disegno di legge costituzionale approvato dal Senato è stato trasmesso alla Camera dei Deputati (A.C. 1585B) e assegnato alla I Commissione Affari Costituzionali, in sede referente, il 16 luglio 2019. Tuttavia, la crisi di Governo, in atto dal 20 agosto, ha messo in discussione l’approvazione della riforma sul taglio dei parlamentari, atteso che per la sua approvazione finale manca ancora il via libera della Camera: l’ultima delle quattro deliberazioni necessarie per il definitivo voto sulla riforma costituzionale è stato comunque calendarizzato alla Camera dei Deputati per il 9 settembre.
Inoltre, l’Articolo 138 della Costituzione dispone che, entro tre mesi dalla loro pubblicazione in Gazzetta ufficiale, le leggi di revisione della Carta Costituzionale possano essere sottoposte ad un referendum popolare se ne facciano domanda un quinto dei membri di a Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Il referendum si può evitare «se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti».
Poiché il testo passato in seconda lettura al Senato lo scorso 11 luglio non ha raggiunto la maggioranza qualificata dei due terzi (avendo ottenuto 180 voti, anziché i 210 voti necessari per ottenerla) la possibilità di un referendum è ancora aperta. Dunque la strada per raggiungere il primo posto vantato dai teutonici nella classifica dei Paesi dell’Unione Europea con il minor numero di parlamentari in proporzione alla popolazione resi dente è ancora lunga, ma, ove definitivamente approvata, la norma potrebbe consentire alle Camere una maggiore efficienza nell’iter di approvazione delle leggi.