di Carlotta Speranza
C’è una mobilitazione, dopo la denuncia di Amnesty International che accusa il Cairo di averlo picchiato e torturato. L’Università di Bologna, con il suo Rettore Francesco Ubertini, ha fatto un appello alla Commissione europea perché “faccia tutto il possibile” per la liberazione dello studente Patrick George Zaky, che studia nell’ateneo emiliano. Si tratta di un egiziano di 27 anni, ricercatore presso una Ong del suo Paese che si occupa di diritti umani e che aveva diffuso video sulle proteste anti-governative al Cairo. Il 7 febbraio scorso, tornato in Egitto per una visita alla famiglia, è stato arrestato all’aeroporto del Cairo con accuse non chiare di aver messo in pericolo l’ordine sociale e la sicurezza nazionale con alcuni post diffusi sui social. L’Europa si è mossa per ora con il Presidente del Parlamento europeo David Sassoli che ha chiesto al Cairo “l’immediato rilascio” di Zaky. Sassoli è italiano, come Giulio Regeni, il giovane ricercatore che è stato torturato e ucciso dai servizi di sicurezza egiziani.
“Noi sappiamo di cosa sia capace la paranoica ferocia egiziana” avvertono Paola e Claudio Regeni, genitori di Giulio, soiidali con la famiglia di Patrick: “La ferocia egiziana è capace di sparizioni forzate, arresti arbitrari, torture, confessioni inverosimili estorte con la violenza, depistaggi, minacce”. L’accusa dei genitori di Giulio non si ferma qui, e si allarga a chi non vuole compromettere le relazioni diplomatiche e commerciali con Il Cairo: “Il tutto – dicono infatti in una nota diffusa per chiedere la liberazione di Zaky – avviene con la complicità ipocrita di governi e istituzioni che non vogliono rompere l’amicizia con questo Paese”. I genitori di Giulio Regeni hanno anche chiesto da tempo all’Italia e agli altri “Paesi che si professano democratici” di dichiarare l’Egitto “Paese non sicuro” e di richiamare gli ambasciatori. Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha dichiarato che un ambasciatore serve proprio anche pr fare azione di pressione sulle autorità per liberare il giovane ricercatore e attivista.
All’intervento di Sassoli che a Strasburgo aveva chiesto pubblicamente che il giovane Zaky venisse “immediatamente rilasciato e restituito all’affetto dei suoi cari”, ha risposto con durezza Il Cairo, con le parole del presidente della Camera egiziana dei deputati, Ali Abdel Aal. Questi con una nota ha respinto “categoricamente” le dichiarazioni del Presidente del Parlamento europeo, definendole “un’ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano”.
“Voglio ricordare alle autorità egiziane che l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili, come ribadiamo in tutte le nostre risoluzioni”, ha avvertito Sassoli, che ha sollecitato l’Alto rappresentante per la politica estera nella Commissione europea lo spagnolo Josep Borrell di sollevare il caso già nel vertice dei ministri degli Esteri del 17 febbraio. L’Egitto vive sotto un regime, guidato dal generale Abdel Fattah al-Sisi, che è Presidente dal colpo di Stato del luglio 2013. Zaky sta seguendo a Bologna un master in studi di genere e sulle donne, finanziato dal programma Erasmus Mundus dell’Unione europea.