di Antonella Blanc
“La Commissione europea sta valutando”. La reazione del Commissario europeo per la Giustizia e lo Stato di diritto, il belga Didier Reynders, il 30 marzo, è stata prudente. Probabilmente imbarazzata. Poche ore prima il Parlamento ungherese aveva votato, con 137 voti favorevoli e 53 contrari, una legge che affidava al Primo ministro Viktor Orbàn poteri straordinari per gestire l’emergenza coronavirus.
Il problema, che turba Bruxelles, è quanto stabilisce la nuova legge ungherese appena votata: pieni poteri al premier, la sospensione della democrazia anche per quanto è stabilito dai Trattati europei, e il controllo sulle informazioni. Sulla pandemia potranno circolare solo quelle ufficiali, e il reato di “bufale” lo stabilisce il governo e arriva a prevedere una pena fino a cinque anni di carcere. Le opposizioni a Budapest parlano di “colpo di Stato”. Orban potrà governare per decreto, chiudere quanto vuole il Parlamento, e deciderà lui quando finirà lo stato d’emergenza. Il che non vuol dire necessariamente che sarà alla fine del contagio. Da tempo il leader sovranista ungherese è un problema per Bruxelles. Grande estimatore del leader italiano della Lega Matteo Salvini, Orban ha scelto di non seguirlo nell’aprire un fronte sovranista come gruppo parlamentare. E ha lasciato il suo partito, Fidesz, all’interno di quello Popolare, che è il gruppo più rappresentato nell’Europarlamento. Ma da marzo 2019, quindi già prima delle ultime elezioni europee, il Partito popolare ha sospeso Fidesz, ormai sodale imbarazzante per le leggi autoritarie che proprio Orban sta imponendo al suo Paese.
Per decisione del Parlamento di Budapest ora i poteri di Orbàn potranno essere rinnovati senza limiti. Sul controllo dell’informazione, la preoccupazione di Bruxelles è che si tratti di un bavaglio a tutta la stampa libera.
Matteo Salvini commenta: quanto è avvenuto è stato “deciso democraticamente” da Budapest. Ma anche tante dittature sono nate così, e anche le leggi fascisti illiberali del 1924 furono approvate in Parlamento. E la rinuncia ai valori dei Trattati europei è di fatto chiamarsi fuori dall’Unione. Più articolata la reazione di Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, che difende Orban sostenendo che anche in Italia sta succedendo qualcosa di simile (su questo, segnaliamo il commento in questo numero di Alfredo Lonoce). “ Se qualcuno non se ne fosse ancora accorto – commenta infatti Giorgia Meloni – in Italia il governo ha dichiarato lo stato di emergenza, ha sospese le elezioni e sono stati rinviati il referendum e le elezioni regionali e locali. A colpi di decreti del presidente del Consiglio è stata limitata la libertà individuale dei cittadini, parlamentari e magistrati compresi, così come quella di impresa e di commercio e sono state introdotte misure speciali in ogni ambito”.
Ma poi la stessa Giorgia Meloni prosegue stemperando le sue dichiarazioni: “Non è il momento di fare polemica su questo, ci rendiamo conto che la situazione è emergenziale, ma abbiamo più volte chiesto al governo di fare maggiore attenzione ai necessari passaggi parlamentari”. Il 31 marzo il quotidiano “La Verità”, vicino a Salvini, titola così in prima pagina: “Orban meglio di Conte. I pieni poteri se li fa votare in Parlamento”. Ma Orban non si è limitato ad affidare a se stesso la gestione dell’emergenza: ha colpito la libera informazione, e si è dato di fatto pieni poteri senza limiti di tempo, mentre Conte si sta muovendo cercando (magari goffamente) di coinvolgere le opposizioni, con il sostegno del Presidente della Repubblica e sul tracciato di indicazioni sanitarie suggerite dal mondo scientifico.