di Marta Fusaro
Roma si è organizzata subito. Sono state individuate venti aree per il cinema drive-in, che vanno dalla zona di Ponte Milvio all’ex dogana di San Lorenzo, gli spazi di Caracalla e il grande parcheggio davanti al Palasport all’Eur.
L’arena (il cinema all’aperto) è già un’abitudine delle estati romane, facilitata dalle tante giornate di sole e dai numerosi parchi pubblici. Ma sono più problematiche per gestire le distanze: e come si può dire a una coppia di guardarsi lo spettacolo a distanza di un metro l’uno dall’altra? Guardando il film in auto, invece, il problema non c’è più, perché la distanza ravvicinata sarà tollerata. I drive-in riapriranno la stagione del cinema (l’obiettivo è entro fine maggio), che dall’8 marzo hanno chiuso i battenti facendo tracollare il settore già in crisi da anni. Ma già nei giorni precedenti alla chiusura, ai pochi spettatori si suggeriva di sedersi distanziati. I grandi film in uscita sono stati “rinviati”, alcuni film minori hanno esordito sulle piattaforme a pagamento, accontentandosi di essere visti da casa. Roma ha vissuto, ormai mezzo secolo fa, la stagione dei drive-in, sul modello che ha esordito negli Stati Uniti da un’idea di Richard Hollingshead, un giovane meccanico del New Jersey che racconta la storia forse romanzata ebbe l’idea del cinema visto in auto perché sua madre sovrappeso non stava comoda in una poltrona di teatro. Un’idea che brevettò, anche. Era il 1933. I drive in superstiti, fino a poche settimane fa, erano rimasti circa trecento, e tutti negli Stati Uniti. Con il coronavirus, sono diventati da spopolati a popolari, con incassi raddoppiati. Il primo Paese a riorganizzarsi in grande, in Europa, è la Germania con alcuni cinema drive-in nella zona della Ruhr. Quello a Dortmund ha iniziato la programmazione poco dopo Pasqua. Subito un successo, con centinaia di auto parcheggiate per vedere il cinema in sicurezza anti-contagio. Con regole semplici da gestire: non più di due persone per auto e che siano della stessa famiglia. Il biglietto si acquista online e si fa scansione appoggiandolo al finestrino. C’è pure un servizio ristorazione, ma è consentito portarsi da mangiare da casa. In Austria l’ultimo cinema drive in è fallito nel 2015 a Gross Enzersdorf, vicino a Vienna. Ora riaprirà. Anche qui biglietti online, e l’audio del film sarà “filtrato” dall’autoradio. Allo studio è il sistema di una mini-cassa wifi portatile con cui chiudersi in macchina.
Il cinema drive in più̀ grande d’Europa è stato quello realizzato proprio a Roma, su una superficie di 55mila metri quadri, settecento posti auto, uno schermo in cemento di 36 metri per 18.
Si chiamava Metro. Progettato dall’architetto Eugenio Galdieri, allievo di Pier Luigi Nervi, era situato nella zona di Casalpalocco, in prossimità di Ostia, verso il mare. L’inaugurazione risale al 29 agosto del 1957 con un film di Dino Risi, La nonna Sabella (l’interprete era Tina Pica con Peppino De Filippo, Renato Salvatori e Sylva Koscina). Ha avuto un certo successo negli anni ‘60, poi il declino, e ha chiuso i battenti nel 1986 con due brevi riaperture “nostalgiche” legate a singole occasioni, nel 1997 e per appena due giorni nel settembre del 2015, uno dei quali dedicato a “Grease”, il film con John Travolta dove il protagonista va a vedere il cinema in auto.
Un fenomeno tutto americano, che ha avuto i suoi tempi di gloria (sessant’anni fa erano oltre quattromila i drive-in nel mondo) che diventa di necessità un nuovo modo di uscire