di Teresa Forte
Un sondaggio con un risultato “sorprendente” – aggettivo usato dagli stessi curatori – è quello commissionato dal Cise, il Centro studi elettorali dell’Università Luiss di Roma, per testare gli umori degli italiani nei confronti della crisi sanitaria in corso e sulla conseguente crisi economica che ne sta già derivando con drammaticità. È di pochi giorni fa la notizia di un imprenditore, un 57enne di Napoli, depresso perché convinto di non potersi riprendere dalla crisi, che si è tolto la vita. Alcune attività impiegheranno molto a tornare – ammesso che poi ci riescano – ai livelli pre-emergenza (si pensi ai settori del turismo e dello spettacolo) e una stagione cupa già pesa su milioni di italiani ed europei con il fallimento probabile di decine di migliaia di piccole aziende. Tra le domande rivolte agli intervistati (oltre 1.500 per ogni quesito, e rappresentativi di varie regioni) ce ne sono state alcune su come viene percepita l’Europa, e l’appartenenza alla cosiddetta Eurozona (sono quei Paesi che hanno aderito a lla moneta unica). Naturalmente va fatta la tara con il clima di tensione nei rapporti con Bruxelles che è stato percepito qualche settimana fa, quando cioè il sondaggio è stato effettuato. Ma i risultati “sorprendenti” rivelano che la maggioranza degli italiani (il 53%) vorrebbe uscire dall’Euro, e una parte di questi (poco più di un terzo del totale) vorrebbe addirittura uscire dall’Unione.
Si tratta di “un tema al centro del dibattito pubblico ormai da molto tempo e che negli anni più recenti ha mostrato un trend di crescente euroscetticismo fra gli italiani, un tempo uno fra i popoli più eurofili della Ue” come viene osservato nella relazione che ha accompagnato i risultati dello studio. Ma quale è l’opinione degli italiani sull’Unione europea? La maggioranza relativa degli intervistati (42%) ha un’opinione negativa dell’appartenenza dell’Italia all’UE. Coloro che esprimono un’opinione positiva sono il 35%, mentre quasi un quarto, il 23%, ha scelto l’opzione “né positivo né negativo”.
Abbastanza sorprendentemente – commentano i due ricercatori Davide Angelucci e Vincenzo Emanuele nel tirare le fila del sondaggio – solo una minoranza degli intervistati (47%) vorrebbe che l’Italia rimanesse sia nella moneta unica che nell’UE: “Questa cifra – osservano – è la più bassa mai registrata nei sondaggi a cura Cise che, seppur con livelli diversi di supporto, avevano sempre mostrato una maggioranza a favore della piena permanenza del paese nell’Ue. Al contrario, la maggioranza assoluta degli intervistati (53%) vorrebbe modificare lo status quo: il 18% vorrebbe abbandonare l’Euro, mentre addirittura il 35% opta per l’opzione più “hard”, cioè la completa uscita dall’Ue, alla stregua di quanto fatto dal Regno Unito nei mesi scorsi”. La distribuzione delle opinioni segue anche le preferenze elettorali. “Lega e Fratelli d’Italia- osservano Angelucci ed Emanuele -che hanno in mano la golden sharedel blocco conservatore, sono ormai due partiti apertamente euroscettici. Circa i tre quarti dei rispettivi elettorati manifestano un atteggiamento negativo verso l’Ue, mentre coloro che esprimono un giudizio positivo verso l’Europa si contano sulle dita di una mano (tra il 3% ed il 6% circa)”. Interessanti altre osservazioni dei due studiosi. “Sul versante euroscettico si collocano invece le classi più deboli dal punto di vista economico, vale a dire i disoccupati e gli operai. In questo caso è la maggioranza assoluta (rispettivamente il 57% ed il 58%) che giudica negativamente l’appartenenza del paese all’Unione. Sebbene entrambi i gruppi manifestino uno stesso livello di euroscetticismo, l’atteggiamento più negativo è espresso soprattutto dagli operai. Se, infatti, un disoccupato su quattro esprime un giudizio positivo sull’appartenenza dell’Italia all’Ue, il rapporto scende di circa sette punti percentuali tra gli operai, dove solo il 18% è disposto ad esprimere un giudizio positivo sull’Unione Europea”.