Fondi Ue per innovazione, c’è spazio per il Sud

di Giorgio De Rossi

Il Ministero per lo Sviluppo Economico, il 23 giugno u.s., ha pubblicato un provvedimento attuativo che stabilisce i termini e le modalità di presentazione delle domande di partecipazione al Bando europeo “Investimenti Innovativi”, volto a sostenere le attività produttive nelle Regioni del Sud: Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Obiettivo del Bando, di cui al Decreto MISE 30/10/2019, è quello di erogare agevolazioni per favorire la realizzazione di investimenti innovativi che consentano la trasformazione digitale delle PMI mediante l’utilizzo delle tecnologie contenute nel piano “Impresa 4.0”, nonché la transizione delle stesse imprese verso l’economia circolare, adottando soluzioni in grado di rendere il processo produttivo più sostenibile. I fondi messi a disposizione dal MISE ammontano ad € 265 milioni, a valere sulle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per la Programmazione 2014/2020 e sono gestiti attraverso il Programma Operativo Nazionale «PON Imprese e Competitività», che interviene con una dotazione complessiva di circa € 2,3 miliardi per il rafforzamento delle imprese nelle Regioni del Mezzogiorno.

L’elemento caratterizzante del citato DM è costituito dall’attenzione che l’UE e, di conseguenza, il competente Ministero dello Sviluppo Economico, hanno riservato a quel mondo imprenditoriale composto – oltre che di imprese di medie dimensioni – soprattutto di quelle piccole realtà aziendali del Sud che costituiscono la stragrande maggioranza del tessuto produttivo. Mi riferisco ai professionisti, alle micro imprese e alle piccole imprese – sia in forma individuale, che aggregata in reti – fino ad oggi tenute ai margini degli aiuti comunitari: purtroppo, nel post pandemia, si stima che un 40% di loro non riuscirà a riaprire. I settori interessati alla partecipazione al Bando riguardano le attività economiche manufatturiere – Sez. C (come gli alimentari, le bevande, l’abbigliamento, il settore chimico e farmaceutico ecc.) e le attività di servizi alle imprese (come le libere professioni, la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, le mense ed il catering ecc.), che necessitano di una reingegnerizzazione informatica in un sistema sempre più digitalizzato e tecnologico.

Il sostegno pubblico intende dunque aumentare il livello di efficienza e di flessibilità delle imprese attraverso l’acquisto di macchinari, impianti, attrezzature, attività informatiche e licenze per la realizzazione di innovativi programmi di investimento. Riguardo ai destinatari che possono presentare la domanda di adesione al Bando “Investimenti Innovativi”, balza evidente la vasta platea di partecipanti, a cominciare dai liberi professionisti, iscritti agli ordini professionali, che esercitano un’attività economica volta alla prestazione di servizi mediante un lavoro intellettuale. Per le PMI, facendo riferimento alla classificazione europea – che le identifica sulla base del numero di dipendenti e del loro fatturato – è ammessa la partecipazione delle “micro imprese”, che occupano fino a 9 dipendenti ed un fatturato annuo non superiore ad € 2 milioni; delle “piccole imprese”, che occupano meno di 50 unità ed un fatturato annuo non superiore ad € 10 milioni, nonché delle “medie imprese” che occupano meno di 250 dipendenti ed un fatturato non superiore ad € 50 milioni. Inoltre, per facilitare l’accesso alle agevolazioni delle attività di micro e piccola dimensione, sono altresì ammesse aziende, fino ad un massimo di sei, che aderiscano ad un “contratto di rete” (di cui alla legge 9 aprile 2009, n. 33 e successive modificazioni), a condizione che esso configuri una collaborazione caratterizzata da comuni obiettivi di sviluppo tecnologico. Tuttavia, anche se la partecipazione al Bando è stata estesa ad una larga platea di soggetti, per ottenere l’ammissione al finanziamento, i progetti devono prevedere spese non inferiori ad € 400.000 e non superiori ad € 3.000.000.

Nel caso di programmi presentati da “reti di imprese”, la soglia minima può essere raggiunta sommando le spese connesse ai singoli programmi di investimento proposti dai soggetti aderenti alla rete; ciascun programma deve prevedere comunque spese ammissibili non inferiori ad € 200.000,00. Circa le agevolazioni previste nel Bando, esse sono concesse sotto forma di “contributo in conto impianti” e di “finanziamento agevolato”, pari al 75% delle spese ammissibili, ripartito come sotto indicato: a) per le imprese di micro e piccola dimensione, un contributo in conto impianti pari al 35% ed un finanziamento agevolato pari al 40%; b) per le imprese di media dimensione, un contributo in conto impianti pari al 25% ed un finanziamento agevolato pari al 50%. In entrambi i casi il finanziamento agevolato deve essere restituito dal soggetto beneficiario, senza interessi, secondo un piano di ammortamento della durata massima di sette anni. Le domande di accesso alle agevolazioni dovranno essere presentate esclusivamente tramite la procedura informatica, accessibile nell’apposita sezione “Nuovo Bando Macchinari Innovativi” del sito web del Ministero dello Sviluppo Economico (www.mise.gov.it) e potranno essere compilate a partire dalle ore 10.00 del 23 luglio 2020. L’inoltro informatico delle predette domande, firmate digitalmente, valutate e gestite da Invitalia, sarà invece possibile dalle ore 10.00 alle ore 17.00 di tutti i giorni lavorativi, dal lunedì al venerdì, a partire dal 30 luglio 2020. Dalla risposta che riceverà questo Bando capiremo la bontà dell’iniziativa e l’efficacia del sostegno offerto. E ’comunque opinione di chi scrive che l’aver posizionato le soglie di accesso ad un importo pari ad € 400.000 potrebbe favorire settori economicamente più solidi, e contribuire, di converso, a scoraggiare la partecipazione delle libere professioni e delle micro attività imprenditoriali.

Recentemente il MISE, il 9 giugno 2020, ha emanato – sempre a valere sulle risorse del PON “Imprese e Competitività” – un successivo Decreto (pubblicato nella G.U. n.164 dell’ 1/07/2020) con il quale ha dettato i criteri e le modalità per la concessione e l’erogazione di agevolazioni – con uno stanziamento di importo pari ad € 100 milioni – in favore delle micro, piccole e medie imprese, per la trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi individuata nel Piano nazionale impresa 4.0. A differenza del precedente Decreto, sono stati notevolmente ridotti I limiti di spesa per l’accesso alle agevolazioni per le Micro e PMI: infatti per usufruire dei fondi europei i progetti dovranno prevedere spese per un importo compreso tra € 50.000 ed € 500.000. In quest’ultimo Decreto, oltre alle imprese del settore manifatturiero, del commercio e dei servizi diretti alle imprese manifatturiere, sono espressamente considerate le aziende che operano nel settore turistico (Servizi di Alloggio e Ristorazione, Agenzie di viaggio, Tour Operator, Musei e monumenti storici ecc.): tutte realtà in linea con le finalità dell’intervento volte a favorire una trasformazione tecnologica e digitale. I progetti possono essere presentati, sia da singole imprese, sia da reti di imprese, fino ad un massimo di 10 unità. Le agevolazioni sono concesse, sulla base di una percentuale dei costi e delle spese ammissibili, pari al 50%, articolata come segue: a) 10% sotto forma di contributo; b) 40% come finanziamento agevolato da restituire senza interessi. Per fare un piccolo esempio, già in alcuni ristoranti, il menù “À la carte” è stato dematerializzato e sostituito da un “QRCode” che, con un semplice clic, permette di offrire ai clienti, sul proprio cellulare, le informazioni e le specialità gastronomiche della casa.

La sostituzione del “menù cartaceo” con un “menù digitale”, nata dalla necessità di bloccare i contatti pandemici del Coronavirus, potrebbe innescare, dal basso, quell’ auspicata innovazione tecnologica in ampi settori a modesta alfabetizzazione informatica, incentivando in tal modo il software, le piattaforme digitali, i sistemi di e-commerce, i pagamenti via internet, l’in-store customer experience, la blockchain ecc. Adesso, tuttavia, bisognerà attendere l’emanazione del provvedimento attuativo – i cui tempi di predisposizione ci auguriamo siano molto più brevi degli 8 mesi occorsi per la stesura del precedente – nel quale saranno indicate le modalità, i tempi di presentazione delle domande telematiche, la scadenza, l’attività istruttoria, i criteri di rendicontazione ecc. E’ inoltre nostro auspicio ritenere che nella prossima Programmazione europea, 2021/2027, gli aiuti volti al rinnovamento di quel vasto mondo di “piccole/grandi” realtà economiche proseguano con sempre maggior peso, partecipazione e rapidità. Sarà comunque fondamentale il supporto che verrà fornito alle aziende – specialmente se orientate al raggiungimento di percorsi aggregativi in rete – dagli Organismi Camerali, dalle Associazioni di categoria e Community, pubbliche e private, da Università, Centri di ricerca e Poli di innovazione. Molto dipenderà, infatti, dalla competenza progettuale espressa, che dovrà essere in grado di traghettare questo frastagliato e complesso universo imprenditoriale verso un futuro sempre più innovativo e sostenibile.

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