di Benedetta Dentamaro (*)
A settembre gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi sulla riforma della Costituzione che prevede la riduzione dei seggi da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato. Nella circoscrizione estero, i deputati passerebbero da 12 a 8 e i senatori da 6 a 4.
La consultazione è necessaria perché la legge non ha ottenuto la maggioranza di 2/3 dei componenti in ogni Camera, e con 71 firme di senatori (ne sarebbero bastate 64, un quinto dei componenti del Senato) è stato richiesto e ottenuto il referendum. Così si garantisce che le modifiche alla Carta fondamentale siano adottate con più cautela rispetto alle leggi ordinarie. Dopo la riforma, basterebbero 267 deputati e 134 senatori per modificare, senza consultare i cittadini, le norme che identificano l’Italia come una Repubblica democratica. La riforma nasce innanzi tutto per ottenere un risparmio economico. Esso è stimato dall’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani in 65 milioni di euro all’anno, pari allo 0,007% della spesa pubblica (0,014% secondo i proponenti). In pratica, meno di un euro all’anno per cittadino italiano o un giorno di spese militari (ad es. metà di acquisto e manutenzione di un aereo F35).
Se l’Italia chiedesse l’attivazione del MES per l’emergenza sanitaria, i fondi ottenuti sarebbero 9 volte tale importo per 10 anni. L’economia riguarda solo l’indennità dei parlamentari e non anche le spese amministrative per le due Camere; quindi lo stesso risparmio si potrebbe ottenere riducendo l’indennità parlamentare a seggi invariati. Inoltre, la riforma intende allineare la rappresentanza parlamentare dell’Italia con quella di altri Paesi. Poiché molti Parlamenti sono monocamerali, bisogna confrontare i dati della sola Camera. Attualmente il rapporto tra numero di rappresentanti eletti e popolazione rappresentata è di un deputato ogni 100.000 abitanti in Italia. La proporzione è identica nel Regno Unito (1) e molto simile in Francia, Germania, Olanda (0,9), Polonia (1,2) e Belgio (1,3). Molti Stati europei hanno più deputati: si va dall’1,7 della Romania al 14,3 di Malta. Nel nuovo assetto, la proporzione italiana passerebbe a 0,7, cioè la Camera più piccola in Europa dopo la Spagna (0,8). Peraltro, l’ordinamento italiano è e resterebbe l’unico in Europa a due Camere con le stesse competenze. La riforma ridurrebbe il numero di gruppi parlamentari, eliminando quelli minori, ma non dei dossier e, come nell’amministrazione pubblica europea, si dovrà «fare di più con meno». Secondo la proposta, un deputato eletto in Italia rappresenterebbe 151.000 abitanti, uno eletto all’estero 687.000 iscritti AIRE; un senatore eletto in Italia rappresenterebbe 302.000 abitanti, uno all’estero 1.375.000 iscritti AIRE. Tuttavia, la popolazione italiana all’estero è aumentata di oltre 70% dal 2006 e il corpo elettorale del 20% tra 2014 e 2019. Invece in Italia nel 2019 il saldo naturale della popolazione era il più basso dal 1918.
La riforma effettua un taglio lineare che non tiene conto di questi dati. Considerando la composizione di ogni ripartizione (Europa 5 deputati, 2 senatori; America meridionale 4 d., 2 s.; America settentrionale e centrale 2 d., 1 s.; Asia-Africa-Oceania- Antartide 1 d., 1 s.) con i nuovi numeri è possibile che la rappresentanza in alcuni continenti scompaia ed è certo che le ripartizioni superstiti, già enormi, saranno ulteriormente estese.
Se si lamenta lo scarso legame tra territorio ed eletti, per risanare questo legame non serve una modifica della Costituzione bensì della legge elettorale, la cui discussione è rinviata all’esito del referendum. In un sistema in cui in Italia per eleggere i propri rappresentanti in Parlamento non bisogna indicarne il nome ma il partito di appartenenza, la scelta del candidato si sposta dal votante al segretario di partito, che ha un potere tanto più esteso quanto più corta è la lista elettorale. Per il referendum costituzionale non è previsto quorum, quindi ogni voto conta. Gli elettori all’estero riceveranno il plico entro il 6 settembre e dovranno esprimere il proprio voto entro il 15.
(*) Segretario del Comitato degli Italiani all’estero di Bruxelles, Brabante e Fiandre