La morte di migliaia di anziani nelle case di riposo inglesi è stata una violazione dei diritti umani. È quanto sostiene Amnesty International in un rapporto sulla gestione della crisi pandemica da parte del governo di Londra nel quale si evidenzia che circa 18.000 decessi avvenuti durante la prima ondata di Covid-19 negli istituti per anziani erano “del tutto evitabili”. Di qui la clamorosa accusa nei confronti di Boris Johnson, colpevole – secondo gli attivisti per i diritti umani – di aver preso una serie di decisioni “incredibilmente irresponsabili”. Tra il 2 marzo e il 12 giugno di quest’anno – si legge nel rapporto – sono state registrate 28.186 “morti in eccesso” nelle case di riposo in Inghilterra, con oltre 18.500 residenti deceduti positivi al Covid-19 durante lo stesso periodo.
I dirigenti e il personale delle case di cura hanno descritto ad Amnesty le prime sei settimane di lotta alla pandemia come “un completo disastro” per le difficoltà r i s cont rate nell’accesso ai test, ma anche per le ingiustificate dimissioni dagli ospedali di pazienti anziani e ancora infetti. “La cosa più assurda – scrive Amnesty – è che il 17 marzo, quattro giorni dopo che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva dichiarato il Covid-19 una pandemia globale, il Governo ha ordinato le dimissioni di 25.000 pazienti dagli ospedali”, “compresi quelli infetti o potenzialmente infetti”.