di Teresa Forte
Fino a ottomila anni fa, l’Europa era quasi interamente coperta da boschi e foreste. Ancora oggi, il 38% della superficie è coperta da boschi. Sembra tanto, ma non lo è: perché questo pat r i m o n i o verde compensa solo il 10% delle emissioni di Co2 che costituiscono “l’effetto serra”, cioè la grande minaccia ambientale che starebbe provocando – secondo la tesi più diffusa tra gli studiosi – i cambiamenti climatici che minacciano il pianeta e che stanno compromettendo il futuro sulla Terra. Ogni arretramento rispetto al patrimonio verde dell’Europa (e del pianeta) rende ancora più difficile raggiungere gli obiettivi di riduzione di gas serra che il mondo si è dato, anche se non da tutti condivisi. A minacciare il verde del Vecchio continente è anche la mafia. La mafia del legno. Circa venti milioni di metri cubi di legname sarebbero prodotti dal taglio illegale nelle foreste rumene e vendute probabilmente sul mercato europeo. Bucarest è di fatto accusata di non fare abbastanza per impedire questo commercio clandestino e la Commissione europea l’ha minacciata di sanzioni. Analoga preoccupazione c’è per il disboscamento della foresta vergine di Bialowieza, con Bruxelles che ha diffidato la Polonia. Anche qui minacciando sanzioni pecuniarie. Eppure questa foresta è per la gran parte estesa in Bielorussia (quindi fuori dall’Unione europea) e per la parte che si estende in territorio polacco (si tratta comunque di oltre cento chilometri quadrati) è Parco nazionale.Ma a disboscare con più voracità sono ad oggi Svezia e Finlandia. Questi due Paesi stanno tagliando boschi e foreste quanto il resto dell’Unione europea. Due nazioni del Nord che sono proprio quelle con un patrimonio verde decisamente più esteso delle altre regioni europee, e questo permette loro di produrre legno con più intensità. Ma se si considera – e non si potrebbe fare altrimenti – il patrimonio verde dell’Europa come un patrimonio comune da difendere, ecco che il problema diventa un problema europeo.