di Teresa Forte
Non era europeo, ma americano (nato in Canada, studi negli Stati Uniti). Ma amava l’Europa, e ne vedeva l’integrazione come la poteva vedere il più acceso europeista. La tesi del suo dottorato, 65 anni fa, era sulla moneta unica. E i suoi studi su quella che era “l’area valutaria ottimale” per una moneta unica, e cioè l’Europa, lo portarono a vedersi assegnare il premio Nobel per l’Economia nella significativa data del 1999. Alla fine del millennio che aprì le porte all’Euro. Robert Mundell è morto a 88 anni, il 5 aprile scorso. Non nel continente americano, ma in Europa, anzi proprio in Italia, nella campagna toscana di Monterrigioni, dove amava vivere. Aveva ristrutturato un casale vicino a Santa Colomba, provincia di Siena.
Mundell è stato definito “l’architetto dell’Euro” proprio perché le sue teorie economiche posero le basi per arrivare alla moneta unica, che ora è adottata da 19 dei 27 Paesi dell’Unione europea. Mario Draghi, primo ministro italiano ma che è stato per 7 anni alla guida della Banca centrale europea, lo ricorda come “il più geniale e influente economista internazionale della sua generazione”.
Il suo lavoro, secondo Draghi “ha illuminato le relazioni economiche internazionali”. E aggiunge qualche riferimento personale nel ricordo: “Profondamente legato all’Italia, dove trascorse parte degli ultimi quarant’anni, seguì con attenzione l’introduzione della moneta unica e i suoi sviluppi successivi con analisi brevi ma intuitive, realistiche e soprattutto lungimiranti. Per le riflessioni che ha voluto condividere con me e per il sostegno che mi ha sempre dimostrato gli sono grato”.