di Antonella Blanc
C’è più di qualcosa, per chi guarda a distanza le irrequiete vicende della politica italiana, che appare sfuggente alla logica. A cominciare da una manovra nata con l’obbiettivo di evitare l’aumento dell’Iva (quindi, necessariamente, imponendo nuovi tributi, o almeno contrastando l’evasione fiscale o tagliando spese, considerando che l’economia del Paese accarezza la recessione), che viene presentata in simultanea alla riduzione del cuneo fiscale dei lavoratori. Intervento che – sia pure già ridimensiona- to rispetto alle promesse iniziali – prevede uno stanziamento per il 2020 di almeno tre miliardi. “A regime”, di cinque. Doveva partire a luglio, partirà ad aprile, per giocare d’anticipo sulle sei elezioni regionali previste a maggio.
Quindi, prima di preoccuparsi di ridurre la somma da reperire per bloccare la crescita dell’Iva, si aumentano le risorse da recuperare. E per far questo non si sceglie la strada (controversa, ma guardata con più benevolenza anche dai “guardiani” di Bruxelles) di aumentare le spese negli investimenti pubblici, ma di offri- re un pacchetto di tagli e misure, dalla “Carta Bimbi” che prevede un assegno per ogni nuovo nato tra gli 80 e i 160 euro al mese, ai bonus sugli acquisti tracciabili.
Tra le nuove tasse, ci sono quelle sugli imballaggi di plastica non riciclabile (varrebbe un miliardo in un anno nei conti della Manovra), e la “sugar tax” sulle bibite zuccherate (quantificata in 200 milioni di nuove entrate). Questa l’aveva suggerita Lorenzo Fioramonti, il nuovo ministro dell’Istruzione, che spingeva per nuovi finanziamenti della scuola.
Ma il governo è allo stremo, sfibrato da polemiche e anche dalla volontà – comprensibile per i Cinque Stelle che quelle misure le avevano condivise quando erano al governo con la Lega – di non smontare “quota cento” (pensionamenti anticipati se si raggiunge cento tra età e anni di lavoro) che peraltro è una legge in prova per tre anni e non una riforma strutturale. Resta poi la cedolare secca per gli affitti al 10%, e non salirà – come previsto – al 12,5%. Ma salirà la tassa sulle vincite nelle lotterie, superenalotti e gratta e vinci. Resta la franchigia di 500 euro, ma oltre questa cifra anzi- ché il 12% si dovrà versare al fisco il 15%. Questo vale quasi cento milioni in più, ed è una entrata “sicura” per- ché è difficile che la maggior tassazione scoraggi anche un solo giocatore. Sarà a premi anche l’uso della moneta elettronica, per incentivare la tracciabilità e combattere l’evasione. La si può definire la Manovra dei Gio- chi. Si tenta la fortuna, ma la Lotteria così l’ha vinta il governo, che ora si sente dire da Bruxelles parole d’incoraggiamento.
Valdis Dombrovskis, il lettone che in Commissione europea fa il “guardiano dei conti”, ha infatti dichiarato che Bruxelles non sta proprio pensando di bocciare la manovra italiana, e lo dimostra il fatto che ha concesso una deroga ai termini (altrimenti già scaduti) previsti. Il governo Conte presenterà il suo pacchetto – con il carcere ai super-evasori, i limiti al contante, i vantaggi per chi usa i pagamenti elettronici – in Parlamento. Poi ci sarà un probabile tira e molla con Bruxelles.
Cambiano i colori dei governi ma Roma è sempre in affanno.