di Teresa Forte
Non ci sono precedenti. Una decisione difficile, ma alla fine martedì 17 dicembre il Parlamento europeo ha dato il via libera a una risoluzione sul caso di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa in un attentato nella capitale La Valletta il 16 ottobre 2017.
La risoluzione, approvata con 581 sì, 26 voti contrari e 83 astensioni, sostiene che fino a quando il premier Joseph Muscat resterà a capo del governo maltese c’è il rischio di compromettere le indagini sull’omicidio della giornalista. Il che non è altro che una perentoria richiesta di dimissioni. Il premier aveva già preannunciato le dimissioni, dicendo però di volerlo fare solo a fine gennaio. Ora anche l’Europa lo ha messo alle strette su iniziativa del Partito popolare.
“Joseph Muscat e il suo governo devono dimettersi subito dopo il voto di quest’aula. Il voto della nostra risoluzione sarà una sorta di sfiducia europea per il suo operato e per l’operato del suo governo” ha detto in aula a Strasburgo l’eurodeputato di Forza Italia Antonio Tajani. “Non c’è solo una violazione dello stato di diritto: c’è qualcosa di più grave. Gli assassini – ha aggiunto Tajani – si nascondevano con complicità nel palazzo del governo”. L’eurodeputato italiano, che all’epoca dell’omicidio era Presidente del Parlamento europeo, è stato l’unico politico invitato dalla famiglia ai funerali della giornalista.
La presa di posizione dei Popolari ha messo in difficoltà a Strasburgo i Socialisti e Democratici, e non tanto perché Muscat è laburista, ma perché la linea del gruppo era improntata sul non interferire. “È un affare interno di Malta” ha obiettato la capogruppo socialista Iratxe Garcia Perez, e quindi secondo lei non spetta al Parlamento europeo chiedere le dimissioni di un capo di governo.
Daphne Caruana Galizia è stata assassinata dopo le sue inchieste sulla corruzione politica nel suo Paese. Aveva denunciato tra l’altro i traffici di una società offshore del miliardario Jorgen Fenech, che poi è stato arrestato il 20 novembre, sospettato di essere uno dei mandanti dell’omicidio.
Una pista investigativa sostiene che ci sarebbe un legame tra il miliardario arrestato e l’ex capo di gabinetto del premier. I sicari, secondo un “pentito”, sarebbero stati pagati 150mila euro per uccidere la giornalista. Ma Daphne sarà ricordata anche per le sue indagini sulla corruzione che coinvolge altri Paesi europei. “Ci sono criminali ovunque si guardi adesso – ebbe a dire – la situazione è disperata”.