di Giorgio De Rossi
Il venti e ventuno febbraio scorso il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha convocato a Bruxelles una riunione speciale dei 27 Capi di Stato dell’UE, volta a raggiungere un accordo sulla prossima Programmazione, una specie di Legge Finanziaria Europea pluriennale valida per il settennio 2021/2027. “Sfortunatamente”, ha commentato il Presidente Michel, “oggi abbiamo osservato l’impossibilità di raggiungere un accordo e la necessità di avere bisogno di più tempo. Sappiamo che questo Bilancio europeo è un argomento ed un negoziato molto difficile, soprattutto dopo la Brexit che ha provocato uno scoperto di risorse tra i 60 e 75 miliardi di euro. Abbiamo lavorato molto duramente per cercare di conciliare le diverse preoccupazioni, i diversi interessi, le diverse opinioni sul tavolo, ma abbiamo la necessità di trovare l’unanimità in seno al Consiglio”. Parlando al Senato del vertice europeo a Bruxelles, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ha dichiarato che “Non possiamo essere il fanalino di coda” e proseguendo nella sua insoddisfazione ha sottolineato che “l’Italia è perfettamente consapevole di essere parte della casa comune europea ma non siamo disposti ad accettare in nome di una rapida conclusione del negoziato un bilancio insufficiente per le esigenze dei nostri cittadini. Sarebbe una sconfitta non tanto contabile, ma politica”. Nel quadro finanziario pluriennale proposto dal Presidente del Consiglio Europeo Michel, ha proseguito il nostro Premier, “resta poca traccia dell’ambizioso programma presentato dalla Commissione Europea” guidata da Ursula von der Leyen.
Con l’ausilio dell’accluso grafico, partiamo, dunque, dalle cifre dei tre schieramenti comunitari in campo, ossia il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo Europei, la Commissione dell’U.E. ed il Parlamento Europeo. La Proposta di Bilancio Pluriennale avanzata dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michels nel recente vertice dei Capi di Stato e di Governo a Bruxelles si è attestata, per il settennio 2021/2027, su di uno stanziamento complessivo di competenza di 1.094 miliardi di euro, pari all’1,074% del Reddito Nazionale Lordo dell’UE-27 a prezzi costanti 2018. Detto progetto, oltre al sopracitato parere negativo espresso dal nostro Capo del Governo, ha altresì ottenuto serie riserve anche dal Commissario Europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, il quale ha dichiarato che “Senza investimenti non si va lontano. Non funziona che il Bilancio europeo resti di dimensioni molto modeste. Noi chiediamo a quella che chiamiamo Europa, non a tutti noi europei ma alle istituzioni, di dare un contributo fondamentale per politiche di investimento, agricole e altro. Stiamo parlando di un bilancio molto limitato se si vogliono avere grandi ambizioni”.
Tuttavia, il Presidente del Consiglio Europeo Charles ha dovuto tener conto, da un lato, delle pressanti richieste avanzate da Germania, Austria, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia, i c.d. Paesi ricchi che paradossalmente vengono definiti “frugali” in quanto determinati a non superare la soglia dell’1% del Reddito Lordo Europeo e chiedono di tagliare le risorse su Agricoltura e Coesione aumentando, di converso, i finanziamenti per il Green Deal, la Ricerca e la Difesa. I cinque chiedono anche che vengano riconfermati i cosiddetti ‘rebates’, ovvero gli sconti ed i rimborsi per i contributi al bilancio comune di cui godeva Londra; il che farebbe aumentare il loro contributo nazionale netto ma provocherebbe la forte resistenza generalizzata degli altri Paesi dell’Unione. Nel mezzo si pone la Commissione che ha chiesto impegni nazionali pari all’1,11% del Reddito nazionale lordo, con uno stanziamento pari a 1.134 miliardi di euro per il periodo 2021-2027.
Dal lato opposto, si sono schierati i c.d. Paesi “ambiziosi”, compresa l’Italia, che hanno abbracciato le risoluzioni del Parlamento con uno stanziamento che dovrebbe essere fissato a 1.324,1 miliardi di euro a prezzi 2018. Inoltre, secondo il Parlamento europeo, occorrerebbe fissare la dotazione finanziaria del programma di ricerca Orizzonte Europa a 120 miliardi di euro; rafforzare il programma di investimenti InvestEU e incrementare i finanziamenti per le infrastrutture di trasporto, le PMI e lo sviluppo digitale; mantenere il finanziamento delle politiche agricole e di coesione a lungo termine, raddoppiare le risorse per affrontare la disoccupazione giovanile, triplicare le risorse per Erasmus, nonché fissare il contributo dell’UE per gli obiettivi climatici a un minimo del 25% della spesa del QFP, per portarla al 30% al più tardi entro il 2027. L’Europarlamento pertanto rimane critico sulla proposta del Presidente del Consiglio Michel in quanto e’ giudicata poco ambiziosa e minaccia di bocciare un bilancio molto al di sotto delle sue aspettative. Lo stesso Presidente, David Sassoli, ha ribadito che la proposta di Charles Michel non e’ ricevibile: “Al momento ci dividono 230 miliardi”. Vedremo dunque come andrà a finire e quale orientamento prevarrà dal momento che la “Storia” ci ha più volte insegnato come il fattore economico sia stato un elemento decisivo nelle guerre e nelle battaglie, dall’antichità fino ai giorni nostri.