di Marta Fusaro
C’è movimento nella galassia del centrodestra italiano. Le tre forze della coalizione, che si erano presentate alle elezioni politiche come un blocco unico, mai come in questo periodo di emergenza sanitaria si stanno differenziando. Naturalmente i due partiti più impegnati a rimarcare un’identità sono Forza Italia e Fratelli d’Italia, in quanto “soci di minoranza” rispetto alla Lega, data nei sondaggi ancora come primo partito (la voterebbe 1 italiano su 4). Il sistema elettorale italiano concede un premio di maggioranza alla lista, o gruppo di liste apparentate, che ottengono almeno il 40% dei consensi. Per questo il centrodestra si presenta insieme, e da tempo insieme sceglie i candidati per le elezioni regionali. Ma la forte crescita della Lega è vista senza sudditanza dai suoi due alleati. Il gruppo Fratelli d’Italia, rispetto a due anni fa, è cresciuto molto (ora circa il 14% degli elettori lo voterebbe) e ha superato Forza Italia, che ha il fondatore Silvio Berlusconi, a dispetto dell’anagrafe (83 anni), ancora come suo indiscusso leader. Ma anche la Lega sta vivendo un riposizionamento, frutto di una non più indiscussa leadership di Matteo Salvini e – secondo alcuni analisti politici – anche del lavoro di Giancarlo Giorgetti, che rivendica l’incarico che gli è stato affidato di “responsabile Esteri”, mandando messaggi concilianti a Bruxelles.
Proprio quando un sondaggio della Luiss, di cui Più Europei ha riferito ampiamente nel numero scorso, dà gli italiani come contrari a maggioranza della moneta unica, dagli Stati Uniti il Wall Street Journal riporta alcune dichiarazioni di Giorgetti che rassicura sul fatto che Roma è ancorata alla moneta unica “nonostante i suoi difetti”. Aggiungendo: “Ho le idee chiare sul nostro posizionamento: siamo europei”, e precisando che il problema è semmai nella sottomissione storica dell’Italia nella Ue, dovuta – secondo Giorgetti – a un “complesso d’inferiorità”. È un approccio con molto appeal per gli italiani, ma non si può dire che sia la linea chiara della Lega. Ammesso che una certa ambiguità può servire a raccogliere consensi, la Lega sta vivendo una sua crisi di identità visibile, nonostante le rassicurazioni che smentirebbero liti e tensioni tra Salvini e Giorgetti. Di queste tensioni hanno riferito con insistenza alcuni “retroscena” diffusi dalla stampa più lontana da quest’area. È leghista Attilio Fontana, governatore della Lombardia, sotto accusa per come la sua Regione non abbia saputo contrastare l’emergenza sanitaria, risultando non solo in Italia il territorio più straziato dalla pandemia. È leghista Luca Zaia, governatore del Veneto, che invece ha saputo contrastare la pandemia che pure aveva attaccato la sua Regione con altrettanta diffusione. Con una sua ricetta che ha fatto parlare di “modello Veneto”: un approccio attento ma per nulla gridato, con molti tamponi che hanno permesso di circoscrivere la diffusione del virus. Il Veneto poi ha tradizionalmente una rete di medici di base efficace. Zaia ora sta vivendo un periodo di grande visibilità nazionale, senza fare passi falsi sulla credibilità e senza “sparate” ad effetto, ma con la prudenza di non mettere in discussione, neanche con un equivoco, gli equilibri interni. Se a indicarlo come successore di Salvini sono gli altri, bene; lui mantiene un approccio da amministratore locale e si chiama (per ora) fuori dal palco. Giorgetti rassicura, Zaia sta un passo indietro, Salvini parla di matrimonio con la fidanzata Francesca figlia di Denis Verdini, gran “manovratore” della destra pallida volteggiante tra Berlusconi e Matteo Renzi, l’ex premier e segretario del Partito democratico fondatore di un nuovo partito di centro, Italia Viva. Se la Lega è in attesa, Giorgia Meloni è la più irrequieta. Lei è la sola nell’insistere a voler andare al voto. Su questo anche la Lega, dopo le insistenze di qualche mese fa, sembra averci ripensato mentre Forza Italia è nelle mani di Berlusconi che ne gestisce con mestiere il declino, rafforzando quegli aspetti di moderazione ed europeismo che lo differenziano dai due grandi alleati di area.
Berlusconi ora è votato a un centrismo fatto di attestazioni costanti di responsabilità rispetto anche all’esecutivo che sta gestendo la situazione eccezionale provocata dalla pandemia. Si parla da tempo del fatto che se il governo dovesse perdere pezzi i parlamentari di Forza Italia potrebbero andargli in soccorso.