di Giorgio De Rossi
Il fenomeno delle “Fake news”, che nella traduzione italiana è “notizie false” o, in gergo, “bufale”, è un evento comunicativo che, comunque, è sempre esistito. Anche nelle epoche passate, ad esempio, molti avvenimenti, riferiti da storiografi incaricati di scrivere le gesta di personaggi famosi o la dinamica di guerre e battaglie cruciali, sono risultati nel tempo inesatti perché espressione della volontà dei loro committenti. In altre occasioni, come avvenuto per la descrizione dell’eruzione che distrusse le due città vesuviane, la data menzionata nella documentazione a noi pervenuta, ancorché riportata da un famoso storico romano, dopo circa 20 secoli, è stata ultimamente messa in dubbio. Plinio il Giovane, testimone oculare del tragico evento, nella lettera scritta a Publio Cornelio Tacito – considerato il più grande esponente storico della letteratura latina – descrive minuziosamente le fasi dell’Eruzione del Vesuvio che il 24 agosto dell’anno 79 D.C. distrusse le città di Pompei ed Ercolano. Tuttavia, il recente ritrovamento di un’iscrizione a carboncino su una lastra di marmo, incassata nella parete di una casa di Pompei in occasione del suo restauro, ha stabilito, con maggiore esattezza, che la pioggia incandescente di cenere e lapilli avrebbe colpito la cittadina partenopea in autunno e precisamente il 24 ottobre e non già il 24 agosto, come indicato nel testo della tradizione letteraria. Ciò che maggiormente colpisce dell’episodio è che la notizia, tratta da una fonte autorevole e considerata certa per migliaia di anni, sia stata poi casualmente smentita, rivelandosi così poco veritiera e dunque falsa. Gli storici, hanno però spesso diffidato e messo in guardia dalla divulgazione di fatti ed avvenimenti che non avessero trovato un solido riscontro in una pluralità di fonti scritte o in reperti archeologici difficilmente confutabili: pergamene, iscrizioni marmoree, monete, oggettistica ecc. Come per le verità storiche, anche la comunicazione deve rispondere a criteri di indubbia veridicità ed attendibilità. Ovviamente, nell’era di internet, non solo sono cambiate le modalità della creazione e della diffusione delle notizie, ma la comunicazione assume oggi connotazioni molto variegate e raggiunge in tempo reale un numero di soggetti sempre in continua espansione. E’ per tale ragione che la lotta alla disinformazione è entrata in una nuova fase: infatti, il primo giugno scorso, è stato inaugurato a Firenze l’Osservatorio europeo dei mezzi di informazione digitale (EDMO), finanziato dall’Unione Europea con 2,5 milioni di euro.
L’Osservatorio europeo dei media digitali rappresenta, dunque, la prima risposta multidisciplinare europea che avrà come compito principale quello di identificare le false informazioni, di svolgere il controllo dei fatti e di offrire ai cittadini europei una migliore comprensione della disinformazione on line. Già nel marzo del 2018 alla Commissaria Europea per l’Economia e la Società Digitale, Marija Gabriel, era stato consegnato il Rapporto finale del “Gruppo di Esperti di Alto Livello sulle Notizie False e la Disinformazione Online (“High Level Expert Group on Fake News and Online Disinformation”). Il Rapporto suggeriva la messa a punto di un codice di princìpi sulla cui base le piattaforme online e i social media avrebbero dovuto affrontare il fenomeno. Essendo finora mancata una risposta indipendente multidisciplinare, Věra Jourová, Vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, ha dichiarato che: “La disinformazione sta diventando sempre più una minaccia per le nostre società democratiche e dobbiamo combatterla. Nel fare ciò, difenderemo i valori e i diritti fondamentali europei, compresa la libertà di espressione e di informazione. Pertanto – ha proseguito la Vicepresidente della Commissione – l’Osservatorio Europeo dei Media Digitali (EDMO) è stato creato per colmare l’attuale vuoto, promuovendo le conoscenze scientifiche e la ricerca accademica sulla disinformazione online, favorendo lo sviluppo dei servizi di verifica degli eventi, nonché sostenendo i programmi di alfabetizzazione mediatica”.
L’Osservatorio, che ha sede presso l’Istituto Universitario Europeo di Firenze, avrà come partner il Centro di ricerca sociale digitale danese Datalab dell’Università di Aarhus, nonché il Greek Athens Technology Center, che fornisce il supporto tecnologico per la disinformazione e l’analisi dei social media. L’Osservatorio Europeo dei Media Digitali (EDMO) è governato da un Comitato esecutivo composto da esperti di organizzazioni di ricerca, media e controllo dei fatti. Il Professor Renaud Dehousse, neo Presidente del citato Istituto Universitario Europeo e coordinatore del progetto, ha così commentato: “EDMO unisce persone con diversi background e competenze, ma con un obiettivo comune per affrontare la disinformazione online. Ci impegneremo con piattaforme online, come Facebook e Twitter, per creare un accesso sicuro a set di dati pertinenti per la ricerca. Gli utenti saranno in grado di accedere alla piattaforma Edmo per attività di verifica delle notizie e collaborazione con altri utenti. Forniremo anche materiali a professionisti dell’alfabetizzazione mediatica, insegnanti e cittadini per aumentare la consapevolezza della società sulla disinformazione online, la cui importanza è dimostrata nuovamente dallo scoppio della disinformazione intorno alla recente epidemia di COVID-19“. Poiché la prima fase del progetto durerà fino alla fine del 2022, con uno stanziamento pari a € 2,5 milioni, riteniamo che la multidisciplinarietà e la competenza dei suoi componenti possano costituire gli elementi caratterizzanti di una Istituzione la cui Governance, auspichiamo, sarà in grado di garantire la massima indipendenza di giudizio, sia nei confronti delle Istituzioni pubbliche nazionali, quanto nei confronti della stessa Commissione Europea.