di Antonella Blanc
Angela Merkel vuole fare le cose per bene, e il suo discorso all’Europarlamento dell’8 luglio scorso, a Bruxelles, che apre il “semestre tedesco” è fatto di suggestioni e concretezza. Con un primo approccio di carattere personale: “Questo è il mio primo viaggio all’estero dallo scoppio della pandemia” dice, confessando un’emozione. C’è un riconoscimento del ruolo del Parlamento: “I compiti che ci attendono sono enormi. Serve allora un dibattito parlamentare”. Individua cinque temi che devono essere la bussola per l’Europa: i diritti fondamentali, la coesione, le risposte da dare al cambiamento climatico, la digitalizzazione, la responsabilità dell’Europa verso il mondo. C’è tutto, in questo, sulla nuova Europa che vuole Angela Merkel. Naturalmente, sul piano pratico ci sono urgenze provocate da situazioni impreviste – l’emergenza sanitaria – oppure già fissate in calendario – il bilancio dei sette anni, che partirà dal primo gennaio prossimo. Con toni più pratici, sono questi i punti del programma proposto dalla Germania per il suo semestre alla guida dell’Europa: il superamento duraturo della pandemia del Covid-19 e la ripresa economica; un’Europa più forte e più innovativa; un’Europa più equa e sostenibile; un’Europa della sicurezza e dei valori comuni; un’Europa forte nel mondo. C’è un approccio positivo, che non nega le difficoltà e le divisioni, e che con abilità sa blandire il ruolo di tutti: “Anche le crisi più amare – ha detto infatti la Cancelliera all’Europarlamento – ci hanno aiutato a capire meglio le esigenze e i bisogni degli altri. Abbiamo imparato insieme”. Parla della necessità di trovare un accordo sul Recovery Fund, proposto dalla Commissione su un elaborato franco-tedesco: “Il nostro obiettivo è trovare un accordo prima possibile. Perché la profondità della crisi economica ci spinge ad affrettarci” dice. Il prima possibile sarebbe già il 17 e 18 luglio, il prossimo vertice, il primo in presenza dopo l’emergenza sanitaria, tra i capi di Stato e di governo di tutti i 27 Paesi membri dell’Unione. Ma Angela Merkel probabilmente non ci crede troppo, e infatti aggiunge subito: “Spero vivamente di poter raggiungere un accordo quest’estate”. Che vuol dire che il prossimo appuntamento dietro l’angolo potrebbe non bastare. C’è un riferimento ai sovranisti, che è anche un invito a cercare un’intesa: “Non dobbiamo essere ingenui. In molti stati membri, gli oppositori dell’Europa aspettano solo di sfruttare la crisi per i propri fini”. Non solo i rapporti con la Cina, un riferimento scontato. Sottolinea la necessità di un vertice Europa-Africa, in maniera – lo definisce così lei stessa – “lungimirante”. Avverte che si deve ragionare se mantenere o no il principio dell’unanimità in politica estera: non lo dice, ma c’è la consapevolezza che questo sia un ostacolo alla riconoscibilità di una linea comune. Afferma quanto sia importante che l’Europa diventi “digitalmente sovrana”. Parla di ricerca sull’intelligenza artificiale, ma dice esplicitamente che bisogna costruire “un’infrastruttura digitale affidabile e sicura” affrancandosi dalla dipendenza da altre potenze. Pensa all’Unione come a un modello: “L’Europa ha bisogno di avere il suo ruolo responsabile nel mondo. Dobbiamo rendere l’Europa più verde, più digitale, più innovativa e competitiva. Perché l’Europa dovrebbe rappresentare a livello internazionale un ordine di legge, innovazione e sostenibilità. Questa è la visione per l’Europa”. Ribadisce che nessuno supererà questa crisi da solo, e invita a guardare il mondo attraverso gli occhi degli altri e a mostrare comprensione per le prospettive degli altri. “Questo è anche il motto della nostra presidenza: Insieme. Rendere l’Europa di nuovo forte”.
Il ruolo del Parlamento
Un riferimento forte al ruolo del Parlamento europeo nel discorso di Angela Merkel a Bruxelles, l’8 luglio scorso, con un appello: aiutateci ad approfondire la comprensione reciproca. “Abbiamo bisogno del Parlamento europeo – ha detto la Cancelliera tedesca -. Perché voi siete i mediatori della comprensione reciproca, di cui abbiamo bisogno per trovare dei compromessi. Voi rappresentate quasi 450 milioni di cittadini di 27 Paesi. Voi siete gli interpreti dei principi europei. Spiegate l’Europa ai cittadini e mediate tra Bruxelles, Strasburgo e le vostre regioni d’origine. Non solo comunicate in 24 lingue, ma convivete con questa diversità di prospettive ed esperienza. Chi meglio di voi potrebbe spiegare ai cittadini europei gli atteggiamenti degli altri Stati?”