di Teresa Forte
Che ci sia un problema di diritti in Ungheria a Bruxelles se ne parla da tempo, ma il premier Viktor Orban riesce sempre a rintuzzare le reprimende. E se l’informazione, dai giornali alle tv, è ormai in mano al governo o a poteri filo-governativi, questo non avviene necessariamente per un sistema esplicito di censura, ma perché chi è proprietario delle testate si allinea con il potere. Index.hu, testata indipendente, è il giornale online più letto nel Paese, e quando la maggioranza del gruppo che controlla la pubblicità è passata di mano, acquistata da Miklos Vaszily, imprenditore che viene ricondotto a Orban, è accaduto qualcosa. Il direttore Szabolcs Dull, che aveva scritto sul giornale “La nostra voce indipendente è in pericolo, rischiamo la chiusura” quando è stato formalizzato il passaggio di proprietà a Vaszily, dopo qualche settimana è stato licenziato. “La nostra storia è finita”, è stato il suo commento amaro. Pensava probabilmente a quanto è avvenuto quattro anni fa: il più grande giornale ungherese di allora, Nepszabadsag, è stato chiuso dopo che un oligarca filo-Orban lo aveva acquistato. E già da dieci anni i media dello Stato, da “servizio pubblico” sono diventati – per gli avversari di Orban – solo una cassa di risonanza del governo. Ora è toccato all’unico sito importante d’informazione che era rimasto ancora fuori dal controllo dell’esecutivo. Ma un colpo di scena questa volta c’è stato: tutta la redazione di Index. hu si è dimessa con il direttore postando una foto nel sito che è diventata il “manifesto” della protesta. Senza aspettare una decisione del nuovo proprietario, e cioè se chiudere o cambiare linea, i giornalisti (non cinque, non dieci: ma settanta) sono andati via. Non dopo aver denunciato anche “una grave ingerenza” di Fidesz, il partito del premier. Del resto la testata aveva ospitato diverse inchieste che avevano messo in difficoltà il governo. E così il caso è diventato d’interesse europeo, raccontato dai grandi giornali dell’Unione europea. Intanto decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza, nella capitale Budapest, per protestare. Saranno i redattori dimissionari a riorganizzarsi per aprire, probabilmente, una nuova testata.