Cyber-sicurezza, l’Europa vuole difendersi da sola

di Linda Lose

Una quinto delle risorse del nuovo piano di investimenti europei nato dall’emergenza sanitaria, il Next Generation Eu, e cioè 150 miliardi di euro su 750, saranno investiti in progetti digitali, per permettere all’Europa di affrancarsi dalle altre potenze e puntare alla leadership del settore. Si va dalla copertura della banda ulutralarga fino ad obbiettivi di cybersicurezza (interazione tra uomo e computer per la sicurezza dei sistemi informatici). La Commissione europea ne ha fatto uno dei punti qualificanti del suo programma.
Claudio Graziano, il generale italiano che è al comando del Comitato militare dell’Unione europea, sostiene che la Ue debba dotarsi di una infrastruttura di difesa digitale. All’ultimo Consiglio europeo l’esigenza di difendersi dagli attacchi sulla rete è stata espressa in modo netto. In Italia si vive questa svolta con qualche contraddizione. L’Istituto italiano di cybersicurezza, che nelle intenzioni sarà deputato a controllare e coordinare i servizi informativi sulla sicurezza informatica, in particolare per la protezione degli asset strategici aziendali, è stato messo da parte, stralciandone il finanziamento dall’ultima legge di bilancio. Si tratta di un rinvio, non di una rinuncia. Le ragioni sono squisitamente politiche, e possono essere riassunte in un rimprovero a Palazzo Chigi di “mancata concertazione”. Eppure da tempo si parla di come i nostri interessi, in particolare nell’industria, siano vulnerabili allo spionaggio.
Nel 2018 gli attacchi informatici in Italia sono aumentati, rispetto all’anno precedente, del 37,7%. E anche se il Centro per la cybersicurezza nazionale, istituito appena un anno fa, ha dimostrato di funzionare nel proteggerci da attacchi informatici, l’Italia rischia un ritardo rispetto agli altri partner europei. La difesa delle industrie e delle infrastrutture, secondo il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, è fondamentale, e rivendica da parte del governo il rafforzamento dello scudo “Golden power” che permette al governo di intervenire nelle società impegnate in settori strategici ed è finalizzato a proteggere le aziende da incursioni informatiche per rubare informazioni riservate.
Ma c’è di più da fare a livello nazionale, e il premier Giuseppe Conte ha partecipato nei giorni scorsi alla prima tappa di roadshow del Dipartimento informazioni per la sicurezza, al fine di sensibilizzare le imprese al problema e quindi di coinvolgere i privati. È in gioco – è il messaggio – la sicurezza nazionale. A livello europeo la linea è già tracciata. Si punta a uno “scudo europeo”, ma anche a un web protetto, a cominciare dalla protezione dei dati dei cittadini dal potere delle multinazionali, fino a un web europeo, riducendo progressivamente la dipendenza tecnologica della Ue dai padroni della rete.

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