di Teresa Forte
È il primo Paese produttore di petrolio e gas naturale dell’Unione europea, il terzo in Europa dopo Norvegia (che nella Ue non c’è mai stata) e Gran Bretagna (che nella Ue non c’è più). La Danimarca, da questa posizione di privilegio nelle materie prime ha deciso, entro il 2050, di mettere fine alla sua produzione. Il Parlamento danese ha annunciato che cancellerà tutte le future concessioni di licenze per l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas nella parte danese del Mare del Nord. Una decisione clamorosa perché presa da un Paese che sulle risorse petrolifere ha fondato il suo benessere. Non c’è da stupirsi: la Danimarca ha addirittura un ministro per il Clima, si chiama Dan Joergensen, il quale ha spiegato il motivo per cui la scelta ambientalista è diluita in trent’anni: costi troppo alti se i rubinetti venissero chiusi subito, e poi ci sono i lavoratori del settore da ricollocare.
La produzione è già in calo, nel 2004 raggiunse il suo record di produzione, 390 mila barili di petrolio al giorno. Con la Danimarca che si fa da parte, chi in prospettiva diventerà il maggior produttore di petrolio nell’Unione europea? Sorpresa. Sarà l’Italia, considerando che secondo le proiezioni di Nomisma Energia, quando la produzione di Tempa Rossa in Basilicata andrà a regime la produzione nazionale arriverà a produrre più di 110mila barili di petrolio al giorno, forse già da quest’anno.