di Linda Lose
È la prima in Europa oppure si può dire che sia l’unica, a seconda se si voglia suggerire un approccio positivo o negativo. La Germania ha affidato la protezione del copyright in rete a un pool di aziende private – compresi i giganti delle telecomunicazioni – a capitale tedesco. Questo pool può decidere se bloccare o no siti o contenuti in rete che violìno (o si presume che violìno) il copyright, fatto salvo il consenso dello Stato. Quindi doppio passaggio, privato e pubblico, per intervenire in quello che gli oppositori di questo sistema considerano una forma di censura in rete (oppure, un potenziale sistema di censura).
Se lo Stato non approva, la decisione “privata” non ha conseguenze. Sono già cominciati i primi “blocchi”, colpendo ad esempio i sistemi di streaming illegali, quelli che diffondono contenuti senza pagare i diritti d’autore. Il potere del pool non è assoluto: si può decidere quando c’è una violazione del copyright, non intervenire su tutto il resto, quindi si presume sia fatta salva la libertà di manifestare il proprio pensiero.
Chi critica questo nuovo potere di sicurezza informatica osserva che sono esclusi, nella cabina di regia del controllo, associazioni che rappresentino i cittadini.C’è un regolamento, che prevede che si rispetti il cosiddetto principio di neutralità del web. Ma non c’è il principio che la responsabilità sia affidata a un rappresentante indipendente del potere politico, come può essere la magistratura. Infatti l’innovazione principale di questo sistema è che non è necessaria una sentenza per oscurare un sito. Questo rende tutto più rapido nel colpire gli abusi. Ma il controllo in rete è un campo in continua evoluzione, pieno di trappole, pericoli, novità.