“È in gioco l’Italia”, Draghi promette le riforme

di Antonella Blanc

Non c’erano dubbi che tutto sarebbe andato liscio nel voto di Camera e Senato e che l’Italia avrebbe mantenuto la scadenza promessa del 30 aprile per presentare in tempo a Bruxelles il Recovery plan italiano.

Un piano da 248 miliardi di euro da spendere nei prossimi anni, con – alle prime voci di spesa – Transizione verde (il 40% del totale) e digitalizzazione cultura e innovazione (27%).

L’intervento del presidente Draghi al Leaders Summit on Climate.

Poi infrastrutture, istruzione, politiche attive del lavoro, inclusione, sanità, ma anche asilo nido e mutui senza anticipo garantiti dallo Stato per i giovani. Non si è risparmiato parole solenni alle Camere il primo ministro, quando ha detto che è in gioco il destino dell’Italia. Questo Piano, sono le parole di Draghi, indica la misura “di quello che sarà il ruolo dell’Italia nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore dell’Unione europea e protagonista del mondo occidentale. È questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti”.

Naturalmente, nel percorso netto di lunedì 26 (con il voto alla Camera) e martedì 27 (al Senato), c’è solo una parte di questa gara ad ostacoli a tappe forzate. C’è stato un antefatto, con la Commissione europea che ha esaminato preventivamente l’impianto della strategia italiana di investimento per rilanciare il Paese. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il premier ha messo sulla bilancia tutto il suo prestigio e credibilità per rassicurare la Commissione europea ed ottenere un primo via libera sulla fiducia. Poi ci sarà un dopo.

Entro maggio dovranno essere approvati i decreti per l’istituzione della cosiddetta cabina di regia del Recovery plan e -più o meno contemporaneamente occorrerà approvare il decreto per la semplificazione urbanistica, necessario per rendere subito fruibili gli investimenti.

Ma l’incertezza è soprattutto per la fase successiva, quella delle riforme.

Senza riforme, l’Italia perderebbe per strada i benefici promessi dall’Unione europea. E le riforme – a cominciare da giustizia, pubblica amministrazione e fisco – toccheranno punti di contrasto tra le diverse forze politiche che sostengono l’attuale esecutivo.

Nello specifico, si conoscono alcuni obbiettivi, come il taglio dei tempi del processo (del 40% per il civile, di un quarto per il penale), ma come arrivarci è ancora tutto da scrivere.

Ma si è al lavoro: e la prima quota di finanziamenti europei all’Italia dovrebbe arrivare tra agosto e settembre, per almeno venti miliardi di euro.

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