I RISULTATI IN SPAGNA: PRESAGIO DI GRANDE COALIZIONE A BRUXELLES
La destra estrema viene ridimensionata: esulta Elly Schlein.
La Meloni parla di centrodestra vincente anche a Madrid.
Le ultime elezioni in Spagna per il rinnovo del Parlamento lanciano segnali in Europa che i leader politici non possono non tenere in considerazione. Sia per la loro situazione interna che per le alleanze future a Bruxelles. In molti già prevedevano, in Italia e Germania ad esempio, lo spostamento dell’asse della Commissione europea verso destra. Con un’alleanza tra popolari e conservatori a danno dei socialisti. Il sistema proporzionale iberico, in un quadro sociale e politico frammentato, non ha dato la maggioranza a nessuno partito per governare in autonomia. La destra nazionalista di Vox, guidata da Santiago Abascal, ha perso consenso rispetto alle precedenti elezioni a favore del Partito Popolare di Alberto Nunez Feijoo che risulta il più votato. I socialisti del Psoe di Pedro Sanchez, primo ministro uscente, ha tenuto nonostante la fuoriuscita della sua ministra del lavoro Yolanda Diaz che ha corso con il movimento Sumar posizionato più a sinistra.
Per governare servono 176 seggi. Il centrodestra spagnolo, se cosi vogliamo chiamarlo, ha conquistato con il Partito Popolare (Pp) 136 seggi con il 32,9% facendo un balzo di 13 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2019. Risultando così il primo partito in assoluto. L’estrema destra di Vox ne ha conquistati 33 di seggi con il 12,4% perdendo 3 punti percentuali e 19 seggi. Totale della coalizione 169, meno 7 dalla maggioranza necessaria. Il travaso dei consensi per molti commentatori è stato da destra al centro. Cosa che fa riflettere soprattutto in Italia. Nel centrosinistra i socialisti del Psoe non hanno superato i popolari di Feijoo (Pp) ma hanno comunque ottenuto un buon risultato. Piazzandosi al secondo posto davanti alla destra di Vox. Conquistano il 31,7% con 122 seggi. Più 3 punti percentuali rispetto al passato. Il movimento Sumar ottiene il 12,2% con 31 seggi. Anche qui il totale della coalizione si ferma a 153 sotto la soglia dei 176. Per consuetudine il Re concede l’incarico di formare il governo al leader del partito più votato. Felipe VI lo farà non prima del 17 agosto data in cui è previsto il primo insediamento del parlamento, del Congresso dei deputati. Dovrebbe essere Alberto Nunez Feijoo leader del Pp a provarci. Ma non è detto perché chi ha più possibilità di compattare una maggioranza è il socialista uscente Sanchez che potrebbe ricevere l’appoggio delle forze minori indipendentiste. Caso contrario si ritornerà al voto a dicembre.
In Italia chi esulta per il risultato dei popolari spagnoli è Antonio Tajani, leader di Forza Italia, unico partito nel nostro paese iscritto al Partito Popolare in Europa. La Meloni, forse guardando anche lei ad una svolta come quella di Fiuggi con Fratelli d’Italia nel PPe, allarga il suo orizzonte alla vittoria di tutta la coalizione. “I popolari trainano in Spagna il centrodestra come in Italia lo fa Fratelli d’Italia” ha detto la premier in un’intervista radiofonica ad Rtl. Matteo Renzi, alla guida di Italia Viva, il cosiddetto Terzo polo, spariglia: “Non si sa chi ha vinto. Ma si sa che si vince al centro” così scrive nella sua Enews il senatore fiorentino. A sinistra la segretaria dei Dem, Elly Schlein va giù duro sui social: “A Bruxelles l’onda nera verrà fermata come a Madrid”. E’ chiaro che le danze per le prossime elezioni europee, che si terranno a giugno del 2024, sono iniziate. In Germania c’è un indizio significativo: le congratulazioni Nunez Feijoo le riceve non solo da Manfred Weber che guida i popolari a Bruxelles e che vorrebbe uno spostamento della Commissione a destra, ma anche dalla von der Leyen che guida l’esecutivo europeo con l’appoggio dei socialisti. Il caso Timmermans come vicepresidente della Commissione e padre del “New Green Deal” è la prova. Non vorrei che il voto in Spagna sia il presagio della continuazione a Bruxelles del dialogo tra i popolari e i socialisti.
Marco Trombetta