di Alessandro Butticè
In Italia sinora la campagna elettorale per le elezioni del Parlamento Europeo sembra vertere esclusivamente su problemi nazionali, ed essere finalizzata unicamente ad ottenere la guida del Paese, piuttosto che presentare agli elettori la visione dei candidati dell’Europa che vogliono, per rilanciarne e migliorarne la costruzione. Quella stessa costruzione europea che rischia una pericolosa battuta d’arresto, di fronte al crescente euroscetticismo se non all’euro-fobia alimentata da alcuni. E che significherebbe una battuta d’arresto ad un processo che, per quanto imperfetto e perfettibile, ha garantito oltre sette decenni di pace in un’Europa che, nei secoli, è sempre stata dilaniata e insanguinata da guerre fratricide.
Il Parlamento europeo è l’unica istituzione europea i cui membri sono eletti, ogni cinque anni, direttamente dai cittadini. E le elezioni sono alle porte. Tra il 23 e il 26 maggio 2019 circa 400 milioni di europei si recheranno alle urne per eleggere i loro rappresentanti all’europarlamento. I cittadini italiani residenti nei Paesi UE possono scegliere di votare per i rappresentanti del Paese dove risiedono oppure, in alternativa, per i rappresentanti italiani. Ma possono anche decidere di presentarsi come candidati in Stati membri diversi dal loro.
Per l’assegnazione dei seggi tra i vari stati membri si applica il principio della “proporzionalità decrescente”: i paesi con più abitanti (è il caso dell’Italia) hanno più seggi rispetto a quelli meno popolosi, ma ci sono comunque degli aggiustamenti per garantire che ci sia un’equa rappresentanza. Il principio proporzionale è in vigore per ogni paese dell’Unione, che però ha la libertà di decidere su altri aspetti importanti come ad esempio la suddivisione delle circoscrizioni sul territorio.
I 73 seggi del Parlamento europeo assegnati all’Italia (su un totale di 751) sono ripartiti su base nazionale con metodo proporzionale, tra liste concorrenti che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 4% dei voti validi espressi. Dopo aver determinato, a livello nazionale, il numero dei seggi spettanti a ciascuna lista, si procede alla successiva distribuzione nelle singole circoscrizioni.
Giova ricordare che il Parlamento Europeo agisce in qualità di colegislatore e condivide con il Consiglio (che rappresenta invece i governi nazionali, ed è il principale legislatore) il potere di adottare e modificare le proposte legislative e di decidere sul bilancio dell’UE. Vigila inoltre sull’operato della Commissione e degli altri organi dell’UE e coopera con i parlamenti nazionali degli Stati membri, che apportano il loro contributo. In tale attività il Parlamento si è sempre adoperato per promuovere la democrazia e i diritti umani – non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo.Sperando che nei prossimi giorni sentiremo parlare dai leader politici italiani sempre più dell’idea dell’Europa che vogliono, e soprattutto delle loro proposte concrete e realizzabili per realizzare i loro progetti (troppo spesso troppo vaghi e generici, e diretti ad un’Europa che pare essere un pianeta di un’altra galassia, dimenticando che noi tutti “siamo l’Europa”, e che l’Italia dell’Unione Europea è un paese fondatore e tuttora potrebbe svolgere, se sapesse svolgerlo, il ruolo di “socio di maggioranza” di questa fantastica impresa di pace e libertà), abbiamo voluto porre alcune domande puntuali concrete sull’argomento cuore di questa campagna, cioè il funzionamento del Parlamento Europeo. Queste sei domande sono state poste a sei candidati di sei diversi partiti politici: cinque italiani ed uno pan europeo (che non correrà però in Italia).
A tutti sono state poste esattamente le stesse domande. L’assenza di un partito importante come Fratelli d’Italia è dovuta unicamente al fatto che i due candidati rappresentativi di questo partito, ai quali ci siamo rivolti, non ci hanno sinora risposto.
Gli intervistati in questo numero sono: Paolo Borchia (Lega), Tiziana Beghin (MoVimento 5 Stelle), Alessandra Mussolini (Forza Italia), Beatrice Covassi (pD-Siamo europei), Paola Testori Goggi (+Europa) e Michele Amedeo (Défi), quest’ultimo candidato nelle circoscrizioni elettorali francofone belghe di Bruxelles e della Wallonia, per coprire uno dei 21 seggi spettanti al Belgio (contro i 73 dell’Italia) nell’emiciclo di Strasburgo.